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Lega Cesena: Un Pd sconnesso dalla realtà sull’autonomia differenziata sta prendendo in giro i cesenati e gli italiani

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Un Pd sconnesso dalla realtà sull’autonomia differenziata sta prendendo in giro i cesenati e gli italiani. Ognuno è libero di pensarla come crede ma conoscendo i reali contenuti della legge. Il Pd, al contrario, comunica dati non veritieri per raccogliere firme: c’è da chiedersi che credibilità possa avere un partito che gioca sulla credulità della gente poco informata. Dalla campagna disinformativa del Pd emerge evidente che l’autonomia differenziata è una riforma cardine per il Paese per diminuire il divario fra le regioni. Il pregiudizio e l’ostilità delle sinistre nascono evidentemente da due motivi: il primo è che la riforma è attuata da un governo di centrodestra e quindi va combattuta pregiudizialmente; il secondo riguarda il timore di molti amministratori, che hanno speso e amministrato male, che i cittadini finalmente se ne rendano conto e assegnino colpe e responsabilità a chi le ha veramente.

I PUNTI FERMI DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA SONO:

1) Affermare che l’autonomia differenziata è ‘un attacco all’impianto costituzionale’ è falso visto che l’autonomia differenziata è già prevista nella nostra Costituzione all’art. 116, terzo comma, grazie alla riforma del Titolo V attuata con la legge costituzionale 3/2001. Riforma fortemente voluta dal Pd, approvata da un Governo di sinistra in via di scadenza e rimasta finora inattuata.

2) La legge cd. ‘Calderoli’, che non è stata un colpo di mano ma il risultato di un vasto approfondimento con oltre 70 audizioni, fornisce la cornice di regole per chiedere le nuove competenze (23 già previste in Costituzione, all’art.117) prevedendo un lungo e preciso iter che affida un ruolo fattivo anche al Parlamento.

3) L’autonomia non spacca il Paese ma lo unisce. I divari territoriali denunciati da decenni, compreso il ‘turismo sanitario’ o il gap infrastrutturale, non sono responsabilità dell’autonomia ma del centralismo assunto come alibi da amministrazioni irresponsabili e fallimentari. Con l’autonomia differenziata si assicura una gestione più trasparente delle risorse e l’opportunità alle Regioni di dare risposte specifiche a seconda delle reali esigenze e delle peculiarità dei propri territori.

4) È falso sostenere che la legge sull’autonomia differenziata non dà garanzie sui LEP (Livelli essenziali delle prestazioni) e sulle risorse destinate alle Regioni in difficoltà. È vero il contrario: il testo prevede infatti che, prima di assegnare qualsiasi competenza, siano definiti i LEP concernenti i diritti civili e sociali delle 14 materie che li prevedono e i costi e i fabbisogni standard ad essi riferiti. Senza la garanzia di poter fruire dei servizi secondo questi parametri non si potranno ottenere forme di autonomia. È quindi assurdo affermare che con l’autonomia differenziata ci sarebbero meno diritti.

5) Le Regioni sono libere di scegliere se chiedere l’autonomia o mantenere le attuali condizioni senza perdere risorse e con la garanzia della perequazione.

Tutte le Regioni a statuto ordinario, meno una, hanno avviato iniziative per ulteriori forme di autonomia. In particolare, a richiedere maggiori forme di autonomia furono nel 2017 tre Regioni, Lombardia, Veneto e l’Emilia-Romagna del piddino Stefano Bonaccini, che, insieme a Roberto Maroni, allora presidente della Lombardia, e Luca Zaia del Veneto, sottoscrisse nel 2018 un accordo preliminare con il Governo, rappresentato dal sottosegretario Gianclaudio Bressa del Pd, per l’attribuzione di più autonomia e per ampliare il quadro delle materie oggetto di trasferimento. Bonaccini chiedeva addirittura ‘più risorse trattenute alla fonte’ per la gestione delle competenze previste dalla futura autonomia differenziata. Un voltafaccia, quello del Pd, che dovrebbe far riflettere chiunque abbia l’intenzione di apporre una firma a un referendum a dir poco capzioso.

Enrico Sirotti Gaudenzi e Antonella Celletti – segretario provinciale della Lega e responsabile Enti locali del Carroccio in Romagna

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