Il governo Meloni proroga le concessioni balneari fino al settembre 2027, aumenti dei canoni demaniali del 110%

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Fumata bianca per i balneari? Sembra di sì, ma non è tutto così chiaro e semplice. Cioè pare che governo italiano e Unione Europea abbiano trovato un compromesso che dovrebbe evitare all’Italia di incorrere in pesanti sanzioni dell’Europa dopo gli innumerevoli rinvii sulla questione concessioni che si trascinano da anni.

Il Consiglio dei Ministri di ieri ha varato una norma sulle concessioni balneari, che confluirà nel cosiddetto Decreto Infrazioni, mettendo fine a una telenovela che va avanti da quando il governo Meloni si è insediato, con la promessa elettorale di bloccare ogni applicazione della Bolkestein in Italia, sebbene il Consiglio di Stato e la Corte di Giustizia europea avessero imposto la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023.

Il testo approvato prevede una proroga delle concessioni fino al settembre 2027 e l’aumento dei canoni demaniali del 110%. Per quanto riguarda gli indennizzi ai gestori uscenti, il DDL prevede di calcolare tali indennizzi solo sulla base degli investimenti non ammortizzati degli ultimi cinque anni.

Proroga sulle concessioni. Il provvedimento del governo Meloni stabilisce la validità delle concessioni balneari fino al 30 settembre 2027. Gli enti locali dovranno concludere le gare entro il 30 giugno 2027, con la possibilità straordinaria di avere tempo fino al 31 marzo 2028 in caso di “pendenza di un contenzioso o difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa” cioè nel caso le gare non possano svolgersi per gravi impedimenti.

I sindaci e gli amministratori locali dovranno decidere se applicare la proroga oppure avviare subito le gare, ma su questo punto rischia di aprirsi una crisi in punta di legge poiché il Consiglio di Stato e la Corte di giustizia europea hanno imposto la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 e proibito qualsiasi forma di rinnovo automatico sulle concessioni: il rinvio al 2027 rischia di essere disapplicato e impugnato dai tribunali, come già avvenuto in qualche caso. Scaricare la scelta sugli enti locali non facilita il compito, anzi. Sebbene appaia concordata con l’Ue, la proroga al 2027 potrebbe non essere del tutto scontata. Potrebbero non mancare le sorprese.

Regole sui bandi e indennizzi per i gestori uscenti. Per quanto riguarda i bandi, questi dovranno essere pubblicati per almeno trenta giorni sull’albo pretorio del Comune e, per i titoli di interesse regionale o nazionale, anche sulla Gazzetta ufficiale italiana. Per le concessioni superiori a dieci anni sarà obbligatoria anche la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

I bandi dovranno indicare la durata della concessione, che potrà andare da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, e dovranno indicare il valore degli investimenti non ammortizzati. Su questo punto il DDL del governo dice che “in caso di rilascio della concessione a favore di un nuovo concessionario, il concessionario uscente ha diritto al riconoscimento di un indennizzo a carico del concessionario subentrante pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, ivi compresi gli investimenti effettuati in conseguenza di eventi calamitosi debitamente dichiarati dalle autorità competenti ovvero in conseguenza di sopravvenuti obblighi di legge, al netto di ogni misura di aiuto o sovvenzione pubblica eventualmente percepita e non rimborsata, nonché pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, stabilita sulla base di criteri previsti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze da adottarsi entro il 31 marzo 2025.” E ancora: “Il valore degli investimenti effettuati e non ammortizzati e di quanto necessario a garantire un’equa remunerazione… è determinato con perizia acquisita dall’ente concedente prima della pubblicazione del bando di gara, rilasciata in forma asseverata e con esplicita dichiarazione di responsabilità da parte di un professionista nominato dal medesimo ente concedente tra cinque nominativi indicati dal presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.”

Le associazioni di categoria chiedevano indennizzi ben superiori. I titolari degli stabilimenti rivendicano di essere titolari di un’impresa privata, seppure situata su suolo pubblico, e pertanto di avere diritto a un indennizzo pari all’intero valore aziendale, in caso di cessione a un altro gestore.

Non è prevista una prelazione per i concessionari uscenti. Si è però stabilito che in fase di esame delle offerte sia tenuto conto dell’esperienza tecnica e professionale dell’offerente in relazione ad attività turistico ricreative comparabili. Ai fini della valutazione avrà inoltre un peso il fatto che l’offerente risulti, nei cinque anni antecedenti, già titolare di una concessione che ha costituito la principale fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.

Demolizione delle opere e aumento dei canoni. Agli enti locali si dà anche la facoltà di demolire le strutture pre-esistenti, mentre il DDL aumenta i canoni demaniali del 110%. Una quota dei canoni è destinata alla realizzazione degli interventi di difesa delle sponde e del relativo capitale naturale e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere.

Le prime reazioni politiche. Jacopo Morrone (Lega) dichiara che “dopo tanti anni di immobilismo, questo Governo ha lavorato concretamente per elaborare un piano prospettico che dà respiro e futuro agli operatori balneari. Bene l’estensione della validità delle attuali concessioni fino al settembre 2027, bene l’assunzione dei lavoratori già impiegati che ricavavano da questa attività la fonte di reddito prevalente, bene l’indennizzo per il concessionario uscente”. Di tutt’altro tenore il commento di Marco Croatti (M5S): “Una proroga triennale per le attuali concessioni, già dichiarate illegittime dal Consiglio di Stato, è la pagliacciata finale del governo Meloni, dopo due anni di immobilismo totale. Quello che purtroppo le destre non comprendono è che così il settore verrà condannato a una paralisi cronica, perché gli attuali concessionari non avranno alcun interesse ad approntare investimenti. Una mazzata fatale per l’offerta turistica balneare italiana, che in questa estate ha tirato avanti con una stasi al limite del grottesco.”

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