Emilia-Romagna, una poltrona per 2. Confronto a Parma fra gaffe, urla e applausi. Ugolini: siete presuntuosi e dirigisti (ma non ha votato per l’Europa). De Pascale: racconti la solita storia della destra

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Emilia-Romagna, una poltrona per due. Il film è stato proiettato in una bella giornata di sole in Piazza Garibaldi a Parma, al Festival Open online, il giornale fondato da Enrico Mentana. Protagonisti Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, esponente PD, alla guida di una vasta coalizione di centrosinistra, ed Elena Ugolini, candidata civica appoggiata dal centrodestra. Moderatore il giornalista Franco Bechis. In platea circa 300 persone, in parte sedute, per il resto in piedi.

Il film è durato 90 minuti ed è stato avvincente, ha scaldato il pubblico e le opposte tifoserie (molto più nutrita quella di Michele de Pascale). Tanti gli applausi. Molte urla di disapprovazione. Per la cronaca, forti contestazioni hanno coperto alcune affermazioni di Elena Ugolini, che in un caso ha commesso un autogol: incalzata da Michele de Pascale, dopo un attimo di incertezza ha confessato di non avere votato alle recenti elezioni europee. Sommersa dalla disapprovazione del pubblico, Ugolini ha poi aggiunto e spiegato che si trovata all’estero, ma la frittata ormai era fatta. Voler cambiare il governo della Regione Emilia-Romagna e chiamare le persone ad essere protagoniste di quest’impresa, ma allo stesso tempo non votare per il Parlamento Europeo, non è parso coerente e convincente come messaggio e ha avuto un pessimo impatto sul pubblico.

Anche un paio di altre affermazioni di Elena Ugolini sono state apertamente disapprovate dagli astanti, come quando ha detto che alcuni sui sostenitori sono stati ‘avvertiti’, come a dire che in questa regione c’è paura di schierarsi, di votare e di dire come uno la pensa. Qui ha avuto gioco facile Michele de Pascale a ribattere, anche perché eravamo a Parma, città dove per diversi anni ha governato il centrodestra (“non abbiamo deportato nessuno” ha detto il sindaco, ironizzando).

Due osservazioni da cronista. Il tempo di intervento non è stato equamente distribuito, nel senso che il moderatore non aveva la clessidra e non contingentava i tempi di risposta ora dell’uno e ora dell’altra. Alla fine Michele de Pascale s’è preso con le sue argomentazioni più articolate e motivate molto più tempo di Elena Ugolini. A tratti è apparso soverchiante, come risulta dal resoconto.

Michele de Pascale: più esperto e ‘dentro’ ai vari argomenti, più energico, più sicuro, più politico. Si capisce che dietro c’è mestiere, ha un partito – il PD – con la sua storia e la sua organizzazione (ieri c’erano diversi dirigenti PD fra il pubblico) e c’è anche una coalizione.

Elena Ugolini, energica e battagliera, è apparsa meno ferrata su alcuni temi importanti e quindi più generica nelle risposte, e, soprattutto, è sembrata una donna sola, lasciata sola in mezzo al guado da quel centrodestra che pure dice di appoggiarla.

Fin qui alcune note di contorno che pure danno l’idea di questo confronto che potrebbe essere il primo e anche l’ultimo di questa campagna elettorale per l’Emilia-Romagna. Ora veniamo alla cronaca del film del confronto minuto per minuto, almeno per quanto riguarda la prima ora.

Ugolini de Pascale

ALLUVIONE, REGIONE, GOVERNO, COMMISSARIO E RICOSTRUZIONE…

Franco Bechis introduce i due ospiti e li invita a stringersi la mano. Dall’applauso che accoglie i due contendenti si capisce subito che de Pascale gioca in casa e Ugolini in trasferta. Si parte inevitabilmente dal tema dell’alluvione in Romagna.

Michele de Pascale viene richiesto di spiegare com’è la situazione al momento. Il sindaco chiede un applauso di solidarietà verso le famiglie e le persone colpite e verso i volontari della Protezione civile – fra cui quelli di Parma – che stanno dando una mano. Dice: “L’evento è stato più circoscritto rispetto a un anno fa, nel senso che ha interessato un numero di corsi d’acqua minore, ma con ondate di piena in alcuni casi più elevate. L’alluvione ha colpito da qualche parte là dove aveva colpito un anno fa – alcune zone di Faenza sono state allagate per la terza volta in due anni -, in altri casi invece il fiume non ha rotto nello stesso punto perché le opere realizzate hanno tenuto, ma ha rotto a due o tre chilometri di distanza. Le immagini tragiche sono di meno, ma per chi ha la casa distrutta cambia molto poco se gli sfollati sono solo 1.000 o 2.000 anziché 20.000.”

Poi Michele de Pascale fa un primo affondo, attaccando il ministro Musumeci e raccogliendo il consenso del pubblico: “Abbiamo vissuto molto male la speculazione politica che è partita durante gli eventi; è la prima volta nella storia della Repubblica che durante un’emergenza il ministro della Protezione civile invece di coordinare i soccorsi fa una conferenza stampa per attaccare la Regione. Ieri la presidente Meloni ha detto, basta polemiche, io voglio lavorare: penso che uno schiaffone come questo un ministro dal presidente del Consiglio non l’abbia mai ricevuto. Io chiedo alla presidente Meloni: incontri gli amministratori locali – se non vuole chiamare me, chiami gli altri -, incontri la Regione Emilia-Romagna, si prenda in carico direttamente di questa vicenda, non la deleghi. Anche lei si accorgerà che l’approccio dei suoi collaboratori in quest’ultimo anno è stato sbagliato.”

A Elena Ugolini la replica: “Non ho nessuna tessera, mi sono sempre occupata di scuola e mi sono decisa a entrare in campo per la presidenza della Regione perché in primo piano devono esserci i cittadini nelle preoccupazioni dei politici. Che cosa ho visto invece da settembre, da quando ho fatto il giro dei Comitati degli alluvionati e dei luoghi colpiti?! Ho visto che c’era una grande paura. Soprattutto le donne, dicevano non possiamo passare di alluvione in alluvione, dobbiamo smetterla di andare a letto con la paura che esondi il fiume quando piove tanto. Qui non ha fatto nulla nessuno. In questi 54 anni – da quando è nata la Regione – non è stato fatto un piano serio di governo delle acque, non sono stati puliti i fiumi, non sono stati drenati i letti dei fiumi, addirittura fino al maggio 2024 se un agricoltore portava via i tronchi dai letti dei fiumi veniva multato. Non è possibile non tenere conto di questo: 54 anni a fronte di un anno e mezzo. Poi c’è il tema di come sono stati spesi i tanti soldi arrivati e come sono stati fatti i lavori.”

Visto che girano tante cifre, Bechis ha dato la cifra aggiornata degli stanziamenti per i lavori e i rimborsi del generale Figliuolo (“li ho chiesti a lui” ha detto): “I fondi finora stanziati sono 276 milioni di euro e non sembrano tanti rispetto ai danni di un anno fa. E per le famiglie i rimborsi erogati a maggio erano pochi, una ventina di milioni, adesso sono diventati una quarantina.”

Michele de Pascale: “Che le procedure di indennizzo non abbiano funzionato è un dato oggettivo. La procedura immaginata è stata una procedura veramente molto burocratica, basta parlare con un geometra di Ravenna, Faenza o Forlì. Io l’ho fatto presente più volte, mi è stato detto che non si poteva fare diversamente. Ma il Ministero degli Esteri di questo governo alle imprese alluvionate che esportano ha liquidato quasi subito tutta la cifra, perché aveva dei fondi per l’export. Quindi due imprese, una qui e una lì, una esporta e l’altra no, sono state trattate diversamente: a una tutti i soldi subito, per l’altra una via crucis. Ci sono state cose incomprensibili. E poi c’è stata questa cattiveria sui beni mobili. È evidente a tutti che con 6mila euro non si può arredare una casa. Io non so quanti parlamentari italiani abbiano arredato casa con 6mila euro, a proposito di partire dai cittadini. Questa cifra l’ha stabilita il viceministro Bignami e quindi non si può cambiare, perché se no ci fa una figuraccia lui, ormai lo dicono tutti. Anche ieri a Faenza, c’è stata una conferenza stampa del centrodestra che ha chiesto di alzare questo tetto dei 6mila euro: i soldi ci sono, ma non vengono spesi”.

Elena Ugolini: “Prima questione: è la prima volta che vengono dati dei rimborsi per i beni mobili ed è stato fatto per venire incontro alle famiglie. È possibile chiedere di più? Certo. È giusto aiutare le famiglie? Certo. Però ricordo che la piattaforma Sfinge è gestita dalla Regione. Sentendo tutti i Comitati degli alluvioni bisogna cercare di snellire queste procedure e di forzare per accelerare i rimborsi: questo penso che noi lo dobbiamo alle persone colpite. Ma io penso che tutti gli alluvionati chiedono di più, chiedono la messa in sicurezza del territorio e noi nel 2022 come Regione abbiamo restituito 50 milioni che dovevano essere utilizzati per fare delle vasche di laminazione, che in certi punti avrebbero mitigato anche questa alluvione. Un piano serio di governo delle acque non è stato fatto in questi anni. E nella manutenzione ordinaria dei fiumi si devono coinvolgere anche gli agricoltori, che da centinaia d’anni sono i veri custodi del territorio, aiutiamoli a prendersi cura del territorio, diamo un’integrazione al loro reddito, perché senza di loro noi non potremo mai vincere questa lotta contro l’acqua.” E qui Ugolini porta ad esempio ciò che si sta facendo in Trentino Alto Adige.

Ugolini de Pascale

Michele de Pascale: “C’è un prerequisito: prima di proporre una qualsiasi soluzione di difesa del territorio, una terra va conosciuta. È chiaro che se noi pensiamo a Cortina e poi parliamo della Bassa Romagna, c’è qualche differenza strutturale fra questi territori. La Bassa Romagna è terra di bonifica, che fino a qualche secolo fa era naturalmente e completamente allagata; è stata bonificata dall’uomo che l’ha trasformata in una terra fertile dove noi oggi viviamo e abbiamo anche costruito buone cose per le persone che ci vivono. Il nostro sistema prevede che quando l’acqua scende dalla montagna – e l’anno scorso come quest’anno ne è scesa una quantità abnorme – per non andare ad allagare la pianura come ha fatto per secoli e secoli, l’acqua viene irregimentata in fiumi pensili che hanno enormi argini e questi fiumi la devono portare a mare. Faccio degli esempi numerici. Il nostro sistema è stato studiato per portare a mare un volume di acqua 4. Il problema è che è piovuto un volume di acqua 5, cioè è caduta una quantità d’acqua esagerata anche in un sistema con un piano, che peraltro fa lo Stato – perché il piano delle portate dei fiumi non lo fanno le Regioni ma lo fa l’autorità collocata proprio a Parma per tutto il territorio del Po -. Il Commissario Figliuolo ha fatto uno studio per cambiarlo quel piano, ma non è ancora approvato. Il ministro Musumeci ha detto: abbiamo dato 600 milioni a tutta l’Emilia Romagna, in quattordici anni. Sono 10 milioni all’anno per la Romagna. Dieci milioni all’anno! Quindi c’è una responsabilità oggettiva di questo paese: quella di aver investito poco in manutenzione del territorio.”

Poi Michele de Pascale parla della questione del Commissario alla Ricostruzione riproponendo il tema che chiunque vinca nelle urne e sarà presidente, dovrà prendere il posto di Figliuolo. “Io spero che chi guiderà la Regione, fosse anche Ugolini, sia il prossimo Commissario per la ricostruzione, così si sa con chi parlare. Ma secondo voi un cittadino alluvionato davanti al fatto che uno dice è colpa di Bonaccini e uno dice è colpa di Figliuolo o Meloni, alla fine cosa fa?! Non odia Bonaccini o Meloni o de Pascale o Figliuolo, ma odia la Repubblica. Se ci fosse stato come Commissario il presidente della Regione, le responsabilità sarebbero state chiare. Per tornare al piano dei fiumi, io spero che quel piano venga fatto con il nuovo presidente della Regione che avrà la responsabilità poi di attuarlo, di metterlo a terra. Oggi c’è un rimpallo di competenze a cui io non mi sono iscritto. Non c’è una mia parola contro Figliuolo in questi giorni. Prima sono stato forse l’unico che ha avuto il coraggio di criticarlo. Le ho fatte prima di questi eventi le critiche, non durante, perché durante questi eventi si lavora tutti, non si attacca nessuno. Sappiamo che dobbiamo allargare gli argini e realizzare le casse di espansione, ma servono quattro miliardi e mezzo per queste opere, non i 50 milioni di cui ha parlato la Ugolini, che erano per la navigabilità del Po. Basta dire bugie! Questa polemica dura da un anno e mezzo, i soldi erano per la navigabilità del Po. Poi uno dice che questo paese prima di fare le opere di manutenzione decide di pensare alla navigabilità del Po, ed è un tema anche interessante, però diciamo la verità alle persone, perché le menzogne non portano da nessuna parte (molti applausi a queste parole, ndr).

Franco Bechis chiede a questo punto ai due candidati di definire le priorità negli interventi per la messa in sicurezza del territorio e come collocarli nell’ambito del bilancio regionale.

Elena Ugolini: “È chiaro che le priorità sono la manutenzione dei fiumi, la costruzione degli invasi, la pulizia dei canali, la collaborazione con tutta la rete degli agricoltori che si prendono cura del territorio. La mia contestazione è sui 54 anni in cui questo non è stato fatto. Per il bilancio, al primo posto sicuramente la sanità. Ma i soldi vanno spesi bene. Al secondo posto ci vogliono altre politiche familiari che non sono state fatte in questi anni. Al terzo posto mettiamo il tema del dissesto idrogeologico, con un cambiamento di metodo: diamo fiducia ai cittadini. Questo anche nel tema dei rimborsi, perché noi non possiamo considerare sempre cittadini e agricoltori come dei possibili distruttori o evasori o persone che mettono in difficoltà le risorse dello Stato.”

Michele de Pascale: “Noi stiamo parlando solo per i bacini dal Reno in giù di 4 miliardi e mezzo di euro di investimenti per la sicurezza del territorio. Ma le alluvioni della Romagna devono far pensare anche alla sicurezza dell’Emilia. Quindi non possiamo ragionare solo di Romagna e solo di 4 miliardi e mezzo. Il piano da 4,5 miliardi in questo momento sta aspettando l’okay del governo. Gli agricoltori possono dare un contributo e sono d’accordo, ma voi capite che non sono gli agricoltori che mettono a terra quattro miliardi e mezzo di opere. Adesso, finito il dibattito, se vieni con me in Romagna e guardi il tipo di ditte che stanno lavorando sugli argini, capirai che ci vogliono ditte specializzate per fare quelle attività, sono attività complessissime per spostare un argine, realizzare una cassa di espansione. Che cosa può fare la Regione? Può spostare su questo terreno 20 o 30 milioni di euro – che è sempre più di quello che mette lo Stato – ma non basta. Può cambiare alcune cose. Come separare chi si occupa del Po da chi si occupa dei fiumi della Romagna, che sono due realtà molto diverse. Può separare la Protezione Civile dall’Agenzia di sicurezza territoriale, che oggi sono fuse. La Regione deve creare un ente specializzato solo per la gestione dei fiumi e delle frane, che possa essere anche a supporto dei piccoli comuni, perché oggi un comune di 5.000 abitanti che ha 5.001 frane non è in grado di affrontare da solo questa emergenza. Quindi la Regione deve chiedere 4 miliardi e mezzo allo Stato, può provare a mettercene un po’ dei suoi, però deve anche rafforzarsi e strutturarsi per una mole di lavoro che oggi non riesce a sopportare, perché siamo passati da 40 milioni all’anno in tutta la regione a 500 milioni solo per la Romagna.”

Open

GREEN DEAL, IL SISTEMA DI POTERE, LA SANITÀ, LE POLITICHE INDUSTRIALI…

Per chiudere con questo capitolo, che ha preso un terzo del dibattito, Franco Bechis sposta l’attenzione sul Green Deal dell’Unione Europea.

Elena Ugolini: “Abbiamo buttato via dei miliardi sul bonus 110 e sul reddito di cittadinanza. Quindi su questo non possiamo essere degli ipocriti: i soldi vanno spesi bene. Per quanto riguarda il Green Deal occorre rivederne i tempi e i modi. Perché noi siamo sotto schiaffo. Abbiamo aziende in grande difficoltà, abbiamo gli agricoltori in grandi difficoltà e a me fa ridere pensare che chi in Regione cerca a parole di supportare alcuni settori industriali, sto pensando al packaging, poi in Europa vota contro quello che dice di fare teoricamente in Emilia-Romagna. Occorre coerenza.”

Michele de Pascale: “Difficilmente sui temi dell’energia io posso essere accusato di estremismo ideologico. Ma una delle priorità è contrastare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni clima alteranti. Su questo noi saremo più ambiziosi, non meno ambiziosi. Se non è l’Europa e se non è l’Italia a mostrare al mondo come si fa a ridurre drasticamente le emissioni clima alteranti senza distruggere i nostri tessuti produttivi, non lo farà nessuno. Non possiamo chiedere all’India, al Brasile, alla Cina di cambiare modalità di produrre se non lo faremo noi per primi e non dimostreremo che si può fare. In questo io sono critico anche verso il mio campo, perché spesso a fianco della grande ambizione di ridurre le emissioni clima alteranti, cioè ridurre la CO2 che mandiamo in atmosfera, non si assume mai la responsabilità di dire come farlo. E per me si fa con 2 obiettivi: sostenere quelle industrie che oggi faticano a decarbonizzare, dobbiamo accompagnare queste imprese, l’Europa e l’Italia devono investire risorse pubbliche e tante per sostenere la transizione energetica e digitale delle imprese. E poi dobbiamo sostenere le persone. Lo dico da uomo di sinistra: davanti a un pensionato che era abituato a cambiare ogni 15 anni l’auto e che vede sfrecciare il miliardario con il suv elettrico, noi non possiamo essere quelli che se ne fregano. Noi siamo quelli che aiutano il pensionato a cambiare la macchina e a prendere una macchina che emette meno CO2 e meno particolato, perché poi siamo anche in una delle zone più inquinate d’Italia.”

Elena Ugolini: “Allora io ti inviterei a votare per me, perché è difficilissimo che la tua parte ti venga dietro. Perché la tua parte in Europa va contro quello che stai dicendo.”

Michele de Pascale: “Io a differenza tua non ho iniziato a guardare a queste cose negli ultimi 15 giorni e ti ricordo che i pochi progetti di decarbonizzazione su scala paese sono a Ravenna, nel mio territorio, perché mi sono battuto io per il grande Parco Eolico da un gigawatt che si realizzerà in Romagna, per la produzione di energia elettrica pulita, mentre quelli della Lega mi denunciavano e facevano gli esposti.”

Il moderatore Bechis sposta poi l’attenzione su altri temi politici e in primis sulla sanità.

Elena Ugolini: “Il 50% dei cittadini è incerto e decide all’ultimo minuto in base alla corrispondenza fra le proposte politiche che vengono fatte e la propria vita concreta e io spero che i cittadini dell’Emilia-Romagna guardino veramente alla propria vita concreta e non all’appartenenza ideologica. Abbiamo tantissime persone che non votano, penso ai giovani, o che hanno smesso di andare a votare perché c’è una grande disaffezione da parte dei cittadini nei confronti della politica, c’è molta distanza, molte persone non sanno neanche che ci sono le elezioni, molte persone non sanno neanche qual è il peso che ha la Regione sulla vita concreta, sull’educazione, sulla famiglia, sulla sanità. Noi abbiamo avuto una Regione che ha sempre avuto delle politiche governate all’interno delle stanze dei partiti. Io sono scesa in campo perché voglio mettere al centro della politica le persone. Voglio un cambiamento di metodo, voglio che tutte le politiche della Regione aiutino le persone a prendersi le responsabilità che si prendono educando un figlio, curando un disabile, aiutando un anziano, facendo impresa. La nostra regione è sempre stata governata da una sinistra dirigista che ha deciso tutto nelle stanze e nelle discussioni dei partiti. Ed è ancora così.”

Michele de Pascale: “A proposito del voto, entrambi abbiamo diffuso un sondaggio: il suo dice che lei è sotto di otto punti, il mio che è sotto di quattordici. A me va bene anche il suo. Ma la verità è che quando si vota, le urne sono vuote, la mattina ci sono le scatole vuote e decidono gli elettori chi vince e quindi serve enorme rispetto verso i cittadini e le cittadine dell’Emilia Romagna. La descrizione che Elena ci ha fatto dell’Emilia-Romagna è la descrizione che la destra di questa terra fa ininterrottamente da quando la Regione esiste, cioè ad ogni tornata elettorale il candidato del centrodestra ha sempre detto le stesse identiche cose che ha detto Elena oggi, cioè che questa è una Regione mal governata, che la sinistra è chiusa e lontana dai cittadini, ma tutte le rilevazioni dicono che questa opinione ce l’ha solo il 30 per cento degli emiliano-romagnoli, mentre il 70 per cento non la condivide, nemmeno gran parte degli elettori del centrodestra. La narrazione alla Don Camillo e Peppone, che tutte le volte ritorna, è totalmente sganciata dalla realtà, cioè gli elettori che hanno 40 anni o meno di 40 anni votano per i programmi, le cose fatte, i candidati, quindi io sarei per tenere una campagna sulle cose. Io ho una appartenenza politica chiara, sono del PD, e ho una coalizione con tante liste civiche che mi sostengono. Ma sono iscritto al PD e ho votato PD. Ma tu Elena alle europee per chi hai votato?”

Elena Ugolini: “Io non ho votato alle europee (il pubblico rumoreggia assai e copre le sue parole, ndr)… ma non ero al mare, ero all’estero.”

Michele de Pascale: “E alle politiche?”

Elena Ugolini: “Vorrei rispondere in un altro modo. La mia agenda ha più o meno 4.000 numeri, perché nella vita ho incontrato tante persone. Mi hanno scritto tantissime persone e ho ricevuto dei messaggini di due tipi. Primo: che coraggio! È possibile succeda in una democrazia a una persona che dice io ho un’altra visione, perché io voglio entrare nel merito delle questioni, delle politiche familiari, di come sono trattati i disabili, di come vengono aiutate le persone concretamente?! Dal 2003 ho cercato di dialogare con la Regione per cambiare delle cose ma non ci sono mai riuscita. Qui c’è la presunzione di essere i primi della classe, di sapere tutto e di aver fatto sempre tutto quello che si doveva fare, questa presunzione è insopportabile. Quindi, che coraggio. E poi sentite questa: mi dicono, siamo con te, ma non lo possiamo dire (il pubblico rumoreggia ancora di più e copre le sue parole, ndr).”

Michele de Pascale: “Vengo da una famiglia che per metà votava a sinistra e per metà votava a destra, e non ho mai pensato che da una parte ci fossero le persone perbene e dall’altra parte le persone non perbene. Non c’è nulla di cui vergognarsi a votare il centrodestra, cioè è una scelta di democrazia, c’è il centrodestra e c’è il centrosinistra, lo si può dire. Ed Elena lo può dire se ha votato per partiti della destra, è democrazia, lo fanno tanti elettori. Non c’è una superiorità ideologica. Io non sono fatto così, per capirci. Parma è stata governata dal centrodestra e, diciamo, nessuno è stato deportato. Li abbiamo mandati via per fortuna, con il voto (l’approvazione del pubblico copre le parole, ndr)”.

Elena Ugolini: “Ma tu stai scherzando. Ci sono delle persone che mi stanno aiutando che hanno avuto degli avvertimenti. Nella nostra Regione c’è un intreccio tra politica ed economia e si premia sempre l’appartenenza: questo è vero (il pubblico rumoreggia ancora, ndr).”

Michele de Pascale. “Fate parlare, perché queste cose si devono sentire bene, devono venire registrate bene, perché sono gravi e offendono la dignità dell’Emilia Romagna (grida di approvazione, ndr).

Bechis parla di sanità che vale circa il 70-80% del bilancio della Regione del valore totale di 9 miliardi di euro.

Elena Ugolini: “Il tema del servizio sanitario regionale è importante, noi dobbiamo cambiarlo perché la popolazione è diversa rispetto a quella per cui era stato pensato. Abbiamo tanti anziani, tanti malati cronici, tante persone sole. L’idea centrale del nostro programma è rimettere al centro le persone, non solo la persona malata con una vera presa in carico che potenzi tutta la medicina territoriale, ma anche le persone dei professionisti, che in questo momento fanno fatica a fare il loro lavoro. Ieri mi ha chiamato una pediatra di Rimini che ha richiesto una visita specialistica per una scoliosi e gliela hanno data a 18 mesi. Due giorni fa una mia amica, che ha un figlio malato oncologico, è dovuta andare a Occhiobello per fare una TAC in tempo. Noi dobbiamo cambiare, dobbiamo rimettere al centro i professionisti della sanità, pensare con loro come riorganizzare il lavoro sul territorio, negli ospedali, dobbiamo avere una presa in carico reale dei malati e potenziare tutta l’assistenza domiciliare. È uscita la settimana scorsa la lettera di una ragazza di 32 anni, che era stata appena assunta da due anni, come medico internista all’interno di un ospedale, che mi sembra poi sia l’ospedale di Ravenna, e lei accusa un sistema che svilisce il lavoro degli operatori sanitari. C’è un problema di risorse. Ma c’è soprattutto un problema di come vengono spese queste risorse e di come viene organizzato il sistema sanitario regionale.”

Michele de Pascale: “Abbiamo due questioni e dobbiamo averle ben chiare entrambe. La prima questione è il sotto finanziamento del sistema sanitario nazionale, una responsabilità che non è attribuibile solo al governo Meloni, sarebbe una falsità. Anche chi ha governato prima ha questa responsabilità. Ma Meloni sta portando il finanziamento del sistema sanitario nazionale sotto al 6% sul PIL, che tutti sanno essere la soglia sotto la quale il sistema salta. Sotto quella soglia resta solo una pacca sulla spalla e la soluzione suggerita da Musumeci: assicuratevi se potete. L’Emilia-Romagna chiunque la governerà e a prescindere dal governo nazionale deve continuare a essere in prima fila per la battaglia per il finanziamento del sistema sanitario nazionale. Prendiamoci questo impegno comune. Se c’è da andare a fare una manifestazione sotto Palazzo Chigi per chiedere più soldi, andiamo insieme. Non nutro nessuna fiducia sul fatto che questo governo aumenterà le risorse sul SSN in rapporto sul PIL, se avrà dei soldi li metterà sulla flat tax o sui bonus fiscali, non li metterà sulla salute pubblica. Il tema salute non viene affrontato e il ministro della salute è silenziato. Sulle cose da fare – senza aspettare il governo – io ho presentato 10 proposte a più di tremila partecipanti in 11 assemblee. Sono 10 punti di autoriforma del nostro sistema sanitario, che è uno dei migliori d’Italia, ma non basta. Vogliamo partire dalla prevenzione e dalla promozione della salute, questa è la terra degli screening e della prevenzione primaria, del contrasto all’obesità giovanile, all’abuso di alcol e anche al fumo di sigaretta. Poi serve una riorganizzazione della medicina territoriale, non siamo contro i medici di medicina generale, ma non tutti i medici di medicina generale sono uguali, perché ci sono alcuni che si sono organizzati, lavorano in team e quelli sono nostri alleati, ma c’è chi difende un modello vecchio che non funziona, e lì apriremo una fase nuova di relazioni. Infine vogliamo riorganizzare la rete ospedaliera. E soprattutto vogliamo valorizzare – e su questo sono molto d’accordo – tutti i professionisti e i medici, ma anche le professioni infermieristiche, perché in questa terra contro le professioni infermieristiche sono successe cose bruttissime. C’è stato un ex assessore regionale che è stato radiato dall’ordine dei medici per aver valorizzato le professioni infermieristiche. Per fortuna ha vinto la causa. Ma c’è stato un accanimento di parte della destra contro le professioni infermieristiche.”

Elena Ugolini: “Anche in questo caso ti invito a votare per me perché se tu vuoi cambiare una cosa che hai governato col tuo partito fino ad oggi, umiliando i professionisti della sanità, costruendo un sistema che non riesce a prendersi in carico i pazienti, un sistema che governate da 54 anni, io voglio capire come è possibile darti credito.”

Michele de Pascale: “È molto semplice, in questo quadro di crollo del sistema sanitario nazionale, tu vieni da Rimini, io vengo da Ravenna, ma io non vedo i cittadini della Romagna che scappano a curarsi nelle Marche. Non confondiamo le cose. Il sistema sta vivendo delle enormi difficoltà e io non le nego, ma dire che la nostra sanità è allo sbando, che è la peggio governata d’Italia è una cosa che non pensano nemmeno i vostri elettori. Questa cosa la dicono i politici della destra, non gli elettori.”

Elena Ugolini: “Allora quello che io chiedo ai cittadini emiliano romagnoli e di dirmi se prenotando una TAC o dovendo fare una visita specialistica, avendo un anziano malato cronico, avendo una persona che deve essere seguita perché malata oncologica, si sente in questo momento tutelata e aiutata?.”

Franco Bechis chiede ai candidati di parlare dei temi dell’economia, del lavoro, della casa e della famiglia.

Elena Ugolini: “Sul tema delle politiche industriali occorre accompagnare le aziende per competere a livello internazionale, difendendole da mercati che non rispettano le regole. Questo è il primo punto. Noi dobbiamo accompagnare e potenziare la possibilità di competitività a livello internazionale delle nostre aziende, grandi, medie e piccole, difendendo le aziende, i dipendenti e i nostri prodotti e su questo c’è molto da fare. Recentemente il governo spagnolo e quello tedesco hanno proposto di togliere tutte le barriere protettive nei confronti dell’estremo Oriente, noi non possiamo permettercelo, perché in questo momento abbiamo bisogno di promuovere il made in Italy. Secondo tema: la manodopera specializzata. Dobbiamo lavorare su due fronti. Con una politica sulla formazione professionale tecnica anche iniziale, perché tantissime aziende potrebbero offrire il lavoro ma non hanno persone che accettano di andare a lavorare. In secondo luogo servono politiche familiari diverse su casa, scuola e servizi, soprattutto per le persone che hanno stipendi medio bassi.”

Michele de Pascale: “Al primo punto, in continuità con quello che è stato fatto, io metto il patto per il lavoro e per il clima. Tutte le scelte sia nella fase della crescita, cioè su dove orientare gli investimenti per creare nuova occupazione, sia nella fase della crisi per le imprese, noi in Emilia-Romagna le discutiamo e costruiamo insieme a tutte le realtà associative del mondo dell’impresa e alle organizzazioni sindacali. Cioè qui quando c’è un’opportunità da cogliere o c’è un problema da affrontare lo si fa insieme. La nostra regione sul piano economico ha ottenuto oggettivamente risultati unici. Sull’export pro capite, sul numero di occupati, questa è una terra dove l’economia ha ottenuto risultati oggettivamente molto importanti. Abbiamo un tessuto produttivo che viaggia a mille. Quali sono le criticità più forti? La prima ce l’abbiamo sul sistema della piccola media impresa: dobbiamo costruire politiche per aiutare l’innovazione e la competitività della piccola media impresa. Il secondo tema è quello del lavoro povero, cioè serve creare lavoro più qualificato e meglio pagato. Poi c’è la formazione: le imprese cercano alcuni profili che mancano. Il tema più grande di tutti è quello delle competenze digitali. Ma un conto è crescere in una famiglia che ha 8 computer e otto device e un conto è crescere in una famiglia dove c’è un computer in otto e hai un cellulare di quattro generazioni fa. Qui dobbiamo lavorare per una nuova politica delle opportunità. Infine servono politiche per la casa e qui l’emergenza più grande è quella dell’affitto: dobbiamo pensare a un’edilizia vocata all’affitto. Abbiamo bisogno anche di politiche fortissime sulla natalità, Da ultimo, sui flussi migratori bisogna essere chiari: si affrontano né col buonismo né col cattivissimo ma con umanità e organizzazione. Fra buonismo e cattivismo io sto col buonismo, ma non hanno funzionato, purtroppo, né l’uno né l’altro. Noi abbiamo bisogno di offrire un corso di lingua italiana e un corso di formazione professionale ai migranti e non capisco perché il governo li abbia tolti perfino dai Cas.”

Elena Ugolini: “Io farò la proposta di allargare il patto per il clima e per il lavoro anche al patto per la natalità e i giovani. Perché noi in questa regione dobbiamo avere delle politiche familiari che si aggiungano a quelle assistenziali. Nella nostra regione c’è attenzione per chi ha dai 15 mila euro in giù di ISEE, dobbiamo avere un’attenzione diffusa per tutti quelli che decidono di far famiglia, di mettere al mondo dei figli, perché nella nostra regione come in Italia passare dal primo figlio al secondo figlio vuol dire entrare in una fascia di povertà, per chi ha degli stipendi medio bassi. Seconda proposta, serve un piano casa vero. Terza proposta sulla formazione professionale: noi in Emilia-Romagna dal 2003 abbiamo bloccato la formazione professionale iniziale che c’è in Veneto in Friuli in Trentino in Piemonte in Liguria. Questa cosa va cambiata: finita la vecchia media un ragazzo deve poter scegliere di fare anche un percorso professionale partendo dal lavoro, si può arrivare dal lavoro allo studio e alla ricerca per crescere. Questo nella nostra regione, mi dispiace dirtelo, ma manca ed è stato bloccato dal 2003. E dobbiamo rivedere il calendario scolastico: le mamme non possono avere sulle spalle i figli per i tre mesi estivi. Va aiutata la conciliazione tra la vita e il lavoro soprattutto delle mamme, in questa Regione ci vuole più attenzione.”

Michele de Pascale: “Se mi permetti, aggiungo che anche i papà devono occuparsi dei figli, non solo le mamme”.

Infine sono stati affrontati argomenti come la formazione professionale (de Pascale), la peste suina che rischia di azzerare gli allevamenti suini e di mettere in ginocchio anche la produzione del prosciutto di Parma (entrambi) e infine si è chiuso sul tema del rapporto di entrambi i candidati con il mondo cattolico e in particolare con figura del Cardinale Matteo Maria Zuppi.

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